Con questo scritto di Elena, si conclude la rubrica Passeggeri notturni.
Le parole che vedrete scorrere sotto ai vostri occhi ci riportano al 2020, un anno per tutti difficilissimo.
Ho voluto ripescare questo testo per il senso profondo sotteso; un invito ad essere presenti alle improvvisazioni della vita, con uno sguardo aperto al futuro.
Il blog è stato senz’altro una delle opportunità per molte donne di approccio al mondo e a se stesse.
Un’opportunità
Lo ammetto, questo stare a casa, il “freno” per me è utile. È un’opportunità, in questa tragedia globale.
Ma mi rendo conto dei privilegi che vivo.
E capisco perché una cara amica, più grande di me, mi rimproverava tempo fa quando mi lamentavo. Era per sciocchezze, è vero.
Posso lavorare da casa. I ragazzi possono seguire le lezioni.
Abbiamo un giardino dove fare due passi.
Non basta.
Non posso non pensare a Ilaria e a tanti come lei che, non potendo lavorare, si trovano in situazioni veramente difficili.
Non basta ancora.
Fino a un mese fa guardavo tra il perplesso e lo stupito i libri di chimica, biologia e igiene che girano per casa.
L’alchimia per me ha quasi la stessa valenza.
Ora guardo, leggo e sento parlare medici e infermieri. Penso alle mie cognate impegnate in prima linea, in ospedale in corsia, a fare tamponi.
Allora quei libri pieni di segni e formule, così lontani da quelli che mi piace leggere, di cui ho piena la casa, assumono un altro significato. E le ragazze che li studiano, seppure seguendo un iter diverso, forse un giorno potranno essere in prima linea. Utili.
Mi chiedo, e non è la prima volta, che senso abbia il mio mestiere.
Non parlo dei colleghi impegnati nei cantieri di scavo. Non parlo dei docenti, di ogni ordine e grado, a loro volta impegnati in lezioni e quant’altro per non buttare al vento un anno scolastico o accademico. E non solo. Per esserci, con studenti, ragazzi e persone.
Ce lo ricordiamo spesso, in ufficio tra colleghi archeologi. Non salviamo vite umane.
Tuteliamo. Beni archeologici, architettonici, storico artistici. Un valore aggiunto, che migliora la persona, o almeno dovrebbe, un valore aggiunto alla qualità della vita.
E il paesaggio. Forse da qui si deve ripartire. Pensare al paesaggio come “contenitore” di tutti quei beni a partire dal quale si può agire sull’umano.
Non ho risposte. Provo rispetto profondo per i tanti in vera difficoltà, gratitudine per i molti in prima linea.
E mi chiedo, al di là dell’etica sottesa ad ogni lavoro se lo si vuole fare bene, ma io a cosa servo? In cosa sono utile col mio lavoro?
È l’opportunità che vedo in questo tempo. Ripensarmi e capire se, aldilà della necessità di lavorare e della fortuna di fare un lavoro per cui ho studiato, forse non sia arrivato il momento di trovare spazio, nella mia vita, anche per altro.
Cosa, non lo so.
Credo di avere tempo per pensarci.
Credo anche che a salvare il mondo non sarà la “bellezza”, ma l’intelligenza da cui può germinare anche bellezza, nell’accezione più ampia.
Elena