Camminare, ritrovare il corpo e la mente alleate!
DI Marina Agostinacchio
“Camminare può cambiarci la vita” è il titolo del libro, uscito nel giugno dello scorso anno, di Shane O’Mara, un neuroscienziato, direttore del Trinity College Institut of Neuroscience di Dublino.
Anch’io ho sperimentato che camminare è salutare per la mente ed il corpo. Ogni giorno, o quasi, dallo scorso settembre, spesa a parte, ho l’appuntamento con l’argine: due ponti. Scaricatore-Bassanello and back. Sono quattro km in tutto. Io li assaporo con parole che fluttuano sull’acqua, in un dialogo personale, rivolto agli abitanti, che siano alati, anfibi, umani. Ci sono anche le canoe in questa stagione. Mi piace fermarmi a guardarle.
In un certo senso il cosiddetto “confinamento” è stata una risorsa incredibile per fare riemergere energie sotterranee che invocavano esistenza, cittadinanza, da anni.
Non vorrei mai riconvertire la mia vita in un momento in cui riapre tutto e tutti corrono all’impazzata per tornare al tram tram quotidiano fatto di spritz, rumore, traffico esagerato, ristoranti e bar a tutti i costi, palestre, piscine, vacanze, spiaggia…insomma a quel profilo delineato da noi stessi nel quotidiano, per apparire od essere per forza agli occhi degli altri.
Certo, per molti di noi il cambiamento significa rimuovere un lungo periodo fatto di sacrificio.
Già presente qui intorno a noi – parlo per la città in cui vivo – il tentativo di cambiamento proprio nell’ambito dell’insegnamento. Così, Costanza Margiotta, Professoressa di Filosofia del Diritto all’Università della città, dopo avere richiesto e ottenuto il permesso dalla Questura, mercoledì 17 marzo ha tenuto la lezione del suo corso a 35 studenti, tutti rigorosamente distanziati, sotto a una delle tre “pagode”.
La professoressa ha dichiarato: «Non è più accettabile che dopo un anno gli studenti siano costretti a seguire ancora le lezioni a distanza, anche perché l’Università ha fatto di tutto e di più per riaprire le aule fornendo la massima sicurezza ai ragazzi. Io continuerò a fare lezione all’aperto anche in Prato della Valle finché non si tornerà in area arancione».
Non sarà anche questo un modo, al di là della protesta, di restituire vita alla vita? Anche la scuola ha avvertito un forte disagio per una modalità di insegnamento diversa dal consueto, soprattutto durante la chiusura.
In relazione a questo, il giornalista Enrico Parsi in un suo articolo afferma che corpo e cervello hanno sofferto non poco. Aggiungo che sono stati seriamente minati dal momento che la didattica a distanza ha tolto la possibilità ai ragazzi di muoversi tra i banchi, di giocare insieme, di condividere emozioni, di sentire gli odori, sapori, immagini, ascolti condivisi.
Ma anche sugli spazi degli ambienti scolastici si potrebbe dire qualcosa. Stare per ore davanti a un banco, dopo avere riscoperto il “fuori, libera tutti” è difficile. Camminando mi viene in mente a come si potrebbero trasformare spazi aperti e ricordo come negli ultimi anni di insegnamento portassi gli alunni, nel periodo più caldo, in una specie di anfiteatro nel cortile antistante l’ingresso all’Istituto. E mi accorgevo di quanto i ragazzi fossero più attivi, propositivi, come interagissero meglio durante la lezione. Corpo e mente erano recettivi all’unisono!
Proseguo nella lettura del discorso del professore Shane O’Mara, a proposito del corpo in movimento:
“Camminare fa bene non solo per abbattere il colesterolo. Siamo più concentrati e in salute camminando piuttosto che statici per ore davanti a uno schermo interrompendoci ogni tanto con l’illusione di rivitalizzare il corpo con l’ennesimo caffè. Quando sei stanco ti fermi da qualche parte, all’aria, al vento, alla luce. Cammini e sei presente alla telefonata, ma anche agli spazi che attraversi. Annoti tacitamente luoghi dove tornare per un acquisto, una sosta. Scopri un angolo del quartiere in cui vivi che non conoscevi”.
Da bambina ero solita camminare per le stanze della casa per memorizzare una poesia, rielaborare una lezione letta. Da insegnante facevo muovere i corpi dei ragazzi per la comprensione dei tempi dei verbi: due salti in avanti per il futuro, due balzi indietro per i tempi passati, a destra e a sinistra ondeggiavano come canne al vento per simulare il tempo presente. Per me che avevo frequentato, negli anni delle elementari la scuola col metodo Montessori, giocare col corpo, sentire col corpo, la musica, i colori, le lettere, i numeri… è stata la scoperta di un apprendimento vero!
Ripensare, visto che ne abbiamo l’opportunità ora più che mai, alla ridefinizione degli spazi all’aperto, è un dovere, nel rispetto della natura, del corpo e della mente.
Cammino e nell’immaginazione vedo: le vie, le, piazze, i giardini, le barche, i canali della mia città… sto pensando a dove disporre o non disporre i banchi,