Capo Colonna. Un farista e la solitudine
Questa mattina, duplicata da qualche settimana, tra il venerdì e la domenica, in “puliscicasa”, tra robottino Vileda e aspirapolvere Folletto, sento alla radio un’intervista al farista di Capo Colonna, promontorio che vuole ricordare, anche nel nome, le numerose colonne del tempio di Hera Lacinia. Il faro marittimo che lì si trova è attivo dal 1873. Da tre generazioni lo “anima” una famiglia, di cui mi è sfuggito il nome. L’intervistato ricordava come da piccolo il nonno fosse solito portarlo in quel luogo magico per fargli assaporare la bellezza della solitudine. Il dialogo tra la giornalista e il farista ruotava attorno alla scoperta di questa dimensione. Ritrovarsi soli davanti alla distesa del mare, in un tempo rallentato, è un po’ come fare i conti con se stessi, lasciando alla mente la possibilità di un colloquio intimo. Forse, mi sono detta, questo isolamento, dentro le pareti della nostra casa, potrebbe trovare un senso se lo cogliessimo quale opportunità di “silenzio pieno”, quel silenzio buono in cui tutto un magma di pensiero riflessivo e propositivo porta germoglio.
Marina