Il tuo pensiero Marina è pieno di umanità… presente sospesa qui ed ora…
Che magnifico dono saper esprime attraverso la scrittura… Un abbraccio…
Sabrina Sarto
Il silenzio è la cosa che assaporo di più in questo periodo. Lo devo anche a tutti quei morti che sfilano dentro a quei camion, a tutte quelle storie di sofferenza che sentiamo o leggiamo. Continuo a ripetermi che sono, siamo fortunati. Silenzio………
Assaporo anche il fatto che queste regole mi costringono a stare di più in famiglia e a riscoprire nuovi aspetti di mio marito e dei miei figli e ancora mi dico: “mi sento fortunata”non chiedo altro solo silenzio.
Il silenzio. Concordo con Stella . Riscoprire quel silenzio prima legato ad attimi ed ora espanso a lunghi momenti ci centrare in contatto con la realtà vera.
Laura
Attraverso le vostre parole vedo i vostri volti, li immagino. Lascio entrare nel silenzio di questo giorno, Elena,Stefania, Stella, le loro vite colte a frammento. Vi ringrazio
Da molti anni, faccio fatica a pubblicare i miei scritti, ad avere contatti nel campo della letteratura, a cui con grandi difficoltà, ero un poco entrata a far parte. Parlo della poesia. La casa della possibilità, come ci suggerisce la Dickinson in una sua poesia.
Avevo già quarant’anni, quando ho pubblicato il mio primo libretto poetico “Il luogo e la distanza”. Conobbi Mariella Bettarini, e prima Marina Agostinacchio, due donne che saranno sempre nel mio cuore, due poetesse che saranno sempre nella mia anima.
Grazie a Marina, ho avuto modo, quando è venuto a Salerno, di presentarmi a Sivio Ramat, di parlare con lui, di sentire dalla sua voce la citazione di una mia poesia. Silvio Ramat. Conservo una sua lettera, nella quale commentava l’altro mio libretto poetico, l’ultimo “Il sospetto e la lusinga”, titolo rubato a un verso di Gatto.
C’è stata poi una separazione e una casa comprata, ristrutturata e dolorosamente svenduta.
Inizia una cosa che non è vita. Inizano le mie lunghe camminate. Passi uno dietro l’altro per non pensare. Muscoli che fanno male per sentire ancora il mio corpo..
Lui si è portato tutto con sè.
Poi, lutti importanti. Mia madre, la mia amica del cuore, la mia psicanalista.
Scrivere non è più salvarmi.
Scrivere è andare sempre più a fondo nella sofferenza.
Mi sembra che la morte sia la soluzione. Mi afferrano, mentre sono seduta sul davanzale della finestra della prima casa in affitto, con le gambe che penzolano fuori.
Nel 2017 inizio a scrivere un libro in cui parlo della separazione, e non solo.
Tre anni. Credo venti stesure. Ora completato.
Scrivo, però, prima e dopo, tante poesie. Ma non riesco più ad avere contatti perché si pubblichi. Non riesco più a partecipare alle serate di poesia qui a Salerno.
Ogni tanto mi chiama Mariella Bettarini.
MI invita a scrivere su “L’area di Broca”. Lo faccio, poi non lo faccio più.
Vorrei chiamare Marina.
Vorrei sentire Ramat.
Vorrei… Non vorrei …
Ho affittato una casa, poi un’altra.
Faticosamente, da sola, ho gestito traslochi, mentre pensavo a come potessi far finire la mia vita.
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5 Comments
Il tuo pensiero Marina è pieno di umanità… presente sospesa qui ed ora…
Che magnifico dono saper esprime attraverso la scrittura… Un abbraccio…
Sabrina Sarto
Il silenzio è la cosa che assaporo di più in questo periodo. Lo devo anche a tutti quei morti che sfilano dentro a quei camion, a tutte quelle storie di sofferenza che sentiamo o leggiamo. Continuo a ripetermi che sono, siamo fortunati. Silenzio………
Assaporo anche il fatto che queste regole mi costringono a stare di più in famiglia e a riscoprire nuovi aspetti di mio marito e dei miei figli e ancora mi dico: “mi sento fortunata”non chiedo altro solo silenzio.
Il silenzio. Concordo con Stella . Riscoprire quel silenzio prima legato ad attimi ed ora espanso a lunghi momenti ci centrare in contatto con la realtà vera.
Laura
Attraverso le vostre parole vedo i vostri volti, li immagino. Lascio entrare nel silenzio di questo giorno, Elena,Stefania, Stella, le loro vite colte a frammento. Vi ringrazio
Da molti anni, faccio fatica a pubblicare i miei scritti, ad avere contatti nel campo della letteratura, a cui con grandi difficoltà, ero un poco entrata a far parte. Parlo della poesia. La casa della possibilità, come ci suggerisce la Dickinson in una sua poesia.
Avevo già quarant’anni, quando ho pubblicato il mio primo libretto poetico “Il luogo e la distanza”. Conobbi Mariella Bettarini, e prima Marina Agostinacchio, due donne che saranno sempre nel mio cuore, due poetesse che saranno sempre nella mia anima.
Grazie a Marina, ho avuto modo, quando è venuto a Salerno, di presentarmi a Sivio Ramat, di parlare con lui, di sentire dalla sua voce la citazione di una mia poesia. Silvio Ramat. Conservo una sua lettera, nella quale commentava l’altro mio libretto poetico, l’ultimo “Il sospetto e la lusinga”, titolo rubato a un verso di Gatto.
C’è stata poi una separazione e una casa comprata, ristrutturata e dolorosamente svenduta.
Inizia una cosa che non è vita. Inizano le mie lunghe camminate. Passi uno dietro l’altro per non pensare. Muscoli che fanno male per sentire ancora il mio corpo..
Lui si è portato tutto con sè.
Poi, lutti importanti. Mia madre, la mia amica del cuore, la mia psicanalista.
Scrivere non è più salvarmi.
Scrivere è andare sempre più a fondo nella sofferenza.
Mi sembra che la morte sia la soluzione. Mi afferrano, mentre sono seduta sul davanzale della finestra della prima casa in affitto, con le gambe che penzolano fuori.
Nel 2017 inizio a scrivere un libro in cui parlo della separazione, e non solo.
Tre anni. Credo venti stesure. Ora completato.
Scrivo, però, prima e dopo, tante poesie. Ma non riesco più ad avere contatti perché si pubblichi. Non riesco più a partecipare alle serate di poesia qui a Salerno.
Ogni tanto mi chiama Mariella Bettarini.
MI invita a scrivere su “L’area di Broca”. Lo faccio, poi non lo faccio più.
Vorrei chiamare Marina.
Vorrei sentire Ramat.
Vorrei… Non vorrei …
Ho affittato una casa, poi un’altra.
Faticosamente, da sola, ho gestito traslochi, mentre pensavo a come potessi far finire la mia vita.
Carmen Grattacaso Campana
Carmen