Born To Be Online

25 Aprile

Ieri le note di una versione lenta e malinconica di Bella Ciao e le parole del testo cadenzate dalla voce dolente di Marlene Kuntz e da quella aspramente dolce di Skin mi hanno riempito la testa tutto il giorno. L’ho ascoltato più volte quel pezzo e ogni volta mi assaliva un sentimento incerto di struggente malinconia e di furore patriottico. E ripensavo a tutte quelle esistenze stritolate dall’ingranaggio impietoso della Storia che inavvertitamente sacrifica le piccole storie individuali. Vite umili e grandiose costrette a deviare dal loro corso prevedibilmente e serenamente rettilineo e piegarsi in destini tragici. La storia siamo noi ci ripete stancamente De Gregori, noi che subiamo le scelte imposte dall’alto, senza altra scelta se non aderire coraggiosamente a ciò che sentiamo giusto e vero e improrogabile, rimettendoci la vita talvolta oppure ubbidire o fuggire codardi per avere salva la pelle ma non più l’orgoglio di esistere.

E con le cuffie nelle orecchie passeggiavo in una città che lentamente e gradualmente si sta ripopolando di essere umani a discapito della libertà indisturbata degli animali che nel frattempo si sono felicemente appropriati degli spazi urbani.

Percorrevo nuovamente le strade che mi conducono a casa di un’amica per prelevare la consueta cassetta di frutta e verdura settimanale e annusavo nell’aria l’odore appena percepibile di un’esile speranza, una timida apertura, una lieve libertà e inopportunamente, forse, ho sperimentato un sentimento di gratitudine.

E non so bene a cosa dovessi questo sentimento che ammetto di conoscere poco, forse me l’ha suscitato la luce della sera di questo giorno radioso di primavera che allungava pigramente le ombre sul terreno e che accendeva le petunie di un rosso sgargiante sul punto di esplodere o forse sarà stato il larice solitario che pareva avere assorbito la luce del giorno e ora la riverberava dolcemente attorno a sé, o il vociare indistinto e gaio di tre adolescenti che passeggiavano nelle vie del parco, il volto coperto dalla mascherina ma negli occhi l’allegria incurante tipica della loro età, oppure è stato l’abbaiare festoso di un cane in lontananza, non lo so, ma improvvisamente mi sono sentita grata e quasi felice.

Daniela

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