TU NON MI ASCOLTI MAI.
di Sara Lindaver Psicologa Psicoterapeuta Padova
Mi ricorda il ritornello di una canzone che passa spesso in radio in questi giorni. Quante volte ci è capitato di pronunciare questa frase?
Nel mio lavoro mi capita spesso di sentire figli che si lamentano che i genitori non gli ascoltano, genitori che si lamentano di non essere ascoltati dai figli o di partner che sono entrambi convinti di non essere ascoltati dall’altro.
Recenti ricerche dimostrano che l’udito sembra essere il primo senso a svilupparsi nell’uomo in quanto il feto, già alla ventesima settimana di gestazione, è in grado di emettere delle risposte motorie di tipo diverso a seconda degli stimoli uditivi a cui è sottoposto.
Sebbene quindi l’uomo dovrebbe essere allenato da ancora prima della sua nascita ad ascoltare, molto spesso non lo fa e tante volte quasi tutti abbiamo avuto la sensazione di non essere ascoltati da qualcuno importante per noi.
Ciò può capitare o può essere capitato in ambito familiare, in ambito lavorativo, nel contesto scolastico o anche all’interno delle proprie relazioni amicali.
Se la sensazione di non essere ascoltati si porta avanti nel tempo possono insorgere delle difficoltà. Può cominciare a svilupparsi in noi l’idea di non essere sufficientemente interessanti.
Quando questo accade ai bambini, essi solitamente tendono a reagire in 3 differenti modi:
Si ritirano dalle relazioni isolandosi e riducendo al minimo le interazioni con gli altri adulti e bambini. Solitamente sono coloro che a scuola si vedono sempre da soli, in disparte ed in silenzio. Si inventano un mondo fantastico e storie accattivanti per cercare di rendersi interessanti ma alla lunga questo comportamento può portare il bambino ad avere delle difficoltà nel distinguere il mondo reale da quello che è il suo mondo fantastico. Cercano di ottenere l’attenzione dei genitori e/o degli adulti per loro significativi sperimentando un po’ per caso vari comportamenti disturbanti e portando poi avanti quello che sembra sortire maggiormente l’effetto di allertare i genitori. Il bambino può quindi cominciare a svegliarsi ripetutamente di notte o a faticare ad addormentarsi, ad avere difficoltà nel controllo sfinterico, ad assumere un comportamento particolarmente irrequieto e non rispettoso delle regole che gli vengono imposte, a rifiutare o selezionare il cibo, a non volersi allontanare da uno o da entrambi i genitori… Se nel tempo il bambino non riesce ad essere sufficientemente ascoltato, queste difficoltà possono tramutarsi in sintomi più specifici e perpetuarsi anche nel corso della propria vita adulta.
I bambini che tendono a ritirarsi crescendo possono diventare adulti più inclini alla depressione, con un’idea negativa di sé come persone “poco interessanti e non adeguate”.
I bambini che si rifugiano in un mondo fantastico possono diventare degli adulti che faticano ad uscire da questo mondo, ricorrendo magari spesso a bugie nelle loro relazioni oppure, nelle situazioni più gravi, sviluppando un disturbo di tipo psicotico.
I bambini che invece hanno sperimentato che un proprio comportamento è in grado di suscitare attenzione e quindi ascolto dalle persone importanti per sé stessi possono avere delle difficoltà nell’abbandonare questo comportamento così utile oppure nel tempo possono sperimentare e trovare un altro comportamento o un altro sintomo in grado di assolvere alla stessa funzione, con la conseguenza però di avere la sensazione di non essere mai visti ed ascoltati per quello che si è ma solo perché si presenta un problema.
A proposito di ascolto, la sociologa Marianella Sclavi nel suo libro “Arte di ascoltare e mondi possibili” ci suggerisce sette regole per essere dei buoni ascoltatori
Non aver fretta di arrivare alle conclusioni.
Quello che vedi dipende dal tuo punto di vista.
Se vuoi comprendere quello che l’altro sta dicendo devi partire dal presupposto che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva.
Le emozioni sono una parte importante: bisogna comprenderne il linguaggio.
Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili.
Un buon ascoltatore affronta i dissensi come occasione per esercitarsi nella gestione creativa dei conflitti.
Umorismo ed autoironia sono molto importanti.
6 Comments
Ho letto con attenzione questo contributo in materia di ascolto. Mi ha fatto riflettere su quanto sia importante avere pazienza e tempo per ascoltare… è importantissimo. È necessario riflettete su questo tema che spesso nella mia esperienza famigliare e anche di lavoro ha generato incomprensioni. Quindi impariamo ad ascoltare…che non è una pratica ovvia e banale. Grazie per l’attenzione.
Cara, attenta lettrice Luisa, grazie per avere letto
Marina
L’educazione all’ascolto è fondamentale in questo mondo chiassoso in cui le convinzioni vengono urlate senza prestare ascolto a quelle altrui…figuriamoci le emozioni! Grazie
Articolo molto interessante che suscita riflessioni.
Nelle relazioni con i bambini, nel mio lavoro di docente, ho imparato la grande lezione del saperli ‘ascoltare’ anche quando sembrano distanti oppure quando sono così vivaci proprio per chiedere attenzione! Ho imparato anche a non ‘forzare’, a non pretendere, ad aspettare il loro spontaneo e voluto aprirsi o raccontare. Soprattutto ho imparato a ‘sentirli’ e ad offrire ‘il mio sentire’ in modo incondizionato. Sapevano che c’era …oltre ogni ruolo…
Ringrazio la dottoressa autrice dell’articolo e te Marina per questi importanti spunti di riflessione
Luisa Di Francesco
Molto interessante. Imparare ad ascoltare proprio le parole “divergenti” da quelle che noi pronunceremmo è tutt’ altro che facile….
Analisi interessante